Monday, December 01, 2008

Alitalia: Il dubbio

Anche qualche giornalista di "regime" che ha sempre "sputato" sulla categoria comincia ad avere qualche dubbio. Piero Ostellino del Corriere della Sera è costretto a confrontarsi con la realtà: I piloti, l´Alitalia e quegli strani conti.



Guardando i bilanci, troppe cose non si spiegano e sono sospette.

Nel fondo di martedì scorso (Aerei, Danton e Robespierre), avevo accusato gli «irriducibili» dell´ Alitalia - che hanno proclamato lo sciopero - di «cieco rivendicazionismo minoritario». Anche se resto della stessa opinione, mi pare utile riferire i dati - elaborati da quelli dell´ Annuario dell´Associazione delle aviolinee europee - che mi ha fatto avere un comandante della nostra compagnia. Nel 2006, Alitalia ha avuto a libro paga 62 persone per ogni aereo, contro 159 di Iberia, 808 della British, 659 di Air France-Klm, 542 di Lufthansa. Ogni dipendente di Alitalia ha prodotto, nel 2006, 413.300 euro, contro 210.000 dei dipendenti Lufthansa, 188.900 di Air France-Klm. Anche per il trasporto merci i dati comparativi collocano la nostra compagnia al primo posto in Europa per produttività del personale.
Dall´ analisi dei «Ricavi del traffico» e delle spese, l´ Alitalia, per ogni 100 euro incassati, ne spende 15,6 per il personale e 94,2 per tutto il resto, con un passivo di 9,9 euro; Air France-Klm, sempre su 100 euro incassati, ne spende 31,5 per il personale e 65,6 per tutto il resto, con un utile di 2,8 euro. Per carburante, catering, tasse di sorvolo e stazionamento, manutenzione, alberghi, consulenze, pubblicità, eccetera, l´Alitalia spende mediamente il 25 per cento più delle altre compagnie, mentre per il personale la metà o poco meno. Questo 25 per cento di spese in più, rapportato ai ricavi (dati 2006), equivale a 1 miliardo e 100 milioni di euro.. Senza queste spese in più, l´ Alitalia potrebbe avere un attivo di 500 milioni di euro. Poiché, nell´ ultimo piano industriale è stata individuata una perdita di circa 150-200 milioni di euro per i voli per Malpensa - che portano i passeggeri dalle altre città italiane a quelli internazionali o intercontinentali - ne restano ancora circa 900. Dove vanno a finire? Di qui, altre domande: come è possibile che nessuno si sia accorto di questa sproporzione dei costi? Perché nessun amministratore delegato si è dato da fare per ridurli? Come mai, invece, si vendono i gioielli di famiglia e si tagliano le linee? Perché in Alitalia non è mai venuta la Finanza a controllare i conti, e neppure la magistratura si è interessata di un´azienda che, dopo aver speso miliardi di euro dei contribuenti, è andata in bancarotta? Tolti i costi «diretti» - per far volare gli aerei - che dovrebbero essere gli stessi, o addirittura inferiori a quelli delle altre aviolinee, resta il mistero di quelli «indiretti». Ad esempio, perché l´Alitalia - con un coefficiente dell´ 80 per cento di riempimento - ha pensato di cancellare le tratte Milano-Delhi e Milano-Shanghai, mentre l´Iberia, con un coefficiente di 63,5, ci guadagna? Se si riducono le linee, calano spese dirette e ricavi, mentre quelle indirette restano le stesse.
Spalmate su un numero inferiore di linee, renderebbero passive anche quelle attive, aprendo la strada a ulteriori cancellazioni. Ho il sospetto che il «caso Alitalia» sia una delle più colossali porcate prodotte nel dopo-guerra dall´ intreccio fra politica e affari. C´ è qualcuno che mi vuole smentire?
(Il dubbio di Piero Ostellino - Corriere della Sera)

No comments: